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Dicono di noi

“Riso e risotti, l’annata fa la differenza come per il vino”. Gambero Rosso, anno 30 numero 357, ottobre 2021

Dicristiana è il brand creato nel 2018 da Cristiana Sartori, titolare di una piccola azienda agricola in Lomellina, che coltiva riso biologico con la rotazione delle colture. Il Carnaroli classico assaggiato è quello coltivato nel 2019 in un terreno particolarmente vocato, il campo n. 5, stagionato alcuni mesi e pilato a pietra presso la Riseria Rizzotti di Vespolate (NO) con le storiche sbiancatrici tipo Amburgo. Un riso da grandi occasioni. Bianco avorio, regolare e quasi privo di difetti. Da crudo emana un odore erbaceo, unito a ricordi animali che riconducono al campo e all’aia. Una volta cotto (in 15 minuti), il chicco rimane integro, separato e setoso. Il gusto è pulito, elegante e ricco di note vegetali dolci, lattiche e burrose, con richiami al cereale giovane e alla crosta di pane, che fanno pendant con un’ottima consistenza, di eccellente masticabilità.

Gambero Rosso

Rosso rubino…

Quando si sente questo termine si pensa alla sensualità di una donna, al rubino che indossa o alla pietra che spicca tra le rocce. Ecco che il riso rosso Ermes biologico dicristiana spicca non solo per il colore, ma anche per una sinestesia nel suo sapore persistente, deciso e forte come Marte, il pianeta rosso. Insomma il riso rosso di Cristiana rientra nei simboli dell’Ariete… un’esplosione di natura…

Luca Zara Chef docente e consulente

Normalmente gli agricoltori, soprattutto di terreni fertili con raccolti sicuri, sono buone persone tranquille, che apprezzano della vita agreste gli aspetti tradizionali:

la natura, la bellezza delle albe, dei tramonti, delle nebbie, della buona cucina. Loro stessi prendono un po’ il ritmo naturale lento della natura. E si accontentano. Ma ormai nella globalizzazione i prodotti della terra, per quanto buoni come il riso della Lomellina, sono commodities in competizione con tutto il mondo e dipendono spesso dal marchio dell’industria e della grande distribuzione. Cristiana ha capito che, per dare più valore al prodotto della sua terra, deve utilizzare la sua creatività, le sue idee, che può applicare in ogni anello della catena che lega il suo riso fino a chi lo assaggerà a casa o nei ristoranti, a Pavia come anche a Londra o New York. Può spaventare un po’ pensare a quanti fattori possono influenzare questo percorso. Ma diventa invece elettrizzante se uno pensa cosa può fare di nuovo, diverso in ogni fase: sperimentare tutto il possibile nella coltura, trovare nuovi modi di vendere, nuovi clienti, nuove associazioni fra produttori (e perché non fra produttrici che sono oggi più sveglie e più fresche degli uomini?), studiare come fare squadra e nuovi modi di fare filiera, come bypassare i grossisti, come tenere il rapporto con le industrie, come creare un marchio proprio e di gruppo, come contattare i negozianti e come usare i social con i consumatori finali e così via. C’è sempre qualcosa di nuovo che uno può fare se ha idee, energia e volontà organizzativa. Cristiana ha anche sempre entusiasmo. E l’entusiasmo abbatte i muri. Per questo l’ammiro e l’invidio.

Stefano Bocchi Professore di Agronomia e Agroecologia, Dipartimento di Scienze e politiche ambientali dell’Università degli Studi di Milano

La ricetta che Cristiana Sartori, nel suo agire quotidiano, riesce a preparare per progredire professionalmente si basa su tre ingredienti fondamentali:

una conoscenza tecnico-scientifica, una continua e attenta pratica in azienda, una grande passione. Ha acquisito la prima frequentando i corsi e laureandosi nelle materie agrarie; una frequentazione intensa e proficua in termini di contenuti scientifici e di conoscenze umane: gli incontri e le relazioni che si stabiliscono durante i periodi di studi, possono rimanere per tutta la vita. Tutto ciò ha trovato applicazione e ha costituito l’humus di innovazione continua che Cristiana riesce a imprimere alla sua attività. La terza, la passione, è un dono di natura: Cristiana la coltiva attentamente, come la campagna, se la tiene stretta e la usa come terzo componente della sua personale miscela.

Massimo Biloni Agronomo breeder e cofondatore AcquaVerdeRiso

Il titolo di questo libro è nato dalla condivisione del progetto ambizioso di portare le donne alla consapevolezza del proprio valore.

Cristiana racconta la sua esperienza di donna che si batte tutti i giorni per coltivare in modo biologico il suo riso. Un esempio per tutte le donne che vogliono prendere in mano la propria vita e fare qualcosa di grande in agricoltura.

Luisa Rumor Fondatrice dell’Accademia L’ora delle donne

Energia compressa che traspare nella rapidità del fare,

creatività che immagina e coglie nella vivacità dello sguardo, positività e coraggio nel grande sorriso con cui affronta la vita.

Anna Gastel Presidente Festival mito Settembre Musica
Ampelio Bucci

Vedere Cristiana passare con disinvoltura da un trattore che striglia a un incontro scientifico è un piacere per gli occhi e per la mente.

Mette prima di tutto passione in tutto quello che fa e così è con il riso, studiandolo, coltivandolo, curandolo e cucinandolo. La sua forza è nella sua tenacia e nella capacità di non lasciarsi mai scoraggiare, sempre con lo sguardo un po’ più in là a scrutare anche dove nessuno ha mai guardato. Questo la rende unica e innovativa. Da quando l’ho conosciuta all’Università di Milano a oggi, è sempre stato un piacere condividere con lei esperienze e attività: dalle tecniche biologiche di coltivazione allo sviluppo varietale, dalla valorizzazione dei risi italiani pigmentati fino all’analisi sensoriale. Chissà quante sorprese ci riserverà ancora il futuro e quante il nostro amato riso.

Ampelio Bucci Esperto di strategie aziendali e imprenditore vitivinicolo
Mario Maffi

Esuberante

“Esuberante” come lo spumante di classe, “schietta” come un bonarda frizzante, ma anche “equilibrata e armonica” come un grande rosso affinato. Cin cin Cristiana!

Mario Maffi Enologo

Cristiana ha saputo scommettere sui suoi valori e in ciò in cui crede:

è stata questa visione, insieme alla perseveranza, a una buona dose di coraggio e un pizzico di follia, che le ha permesso di diventare una pioniera nel campo del riso biologico, ancora oggi una sfida pure per i giganti del settore risicolo. Il suo carattere tenace, ma anche aperto e collaborativo, le ha consentito di trasformare i suoi sogni in progetti concreti ed è proprio l’unione tra sentimento e ragione la vera forza del suo lavoro.

Valentina Masotti Esperta di comunicazione e food blogger

A oggi è il Carnaroli più buono che ho mai mangiato: “Autentica essenza dell’invisibile.”

Non conosco la fatica che si possa fare per produrre riso biologico, non sono un esperto in agronomia ma uno chef tecnicamente bravo a tirare fuori l’anima da ogni singolo prodotto. Lomellina… tutti ne parlano ma poco è il prodotto biologico; come per il pistacchio di Bronte: in giro per il mondo ne abbiamo una quantità tale spacciata per originale che Bronte dovrebbe essere grande come l’Iran! Da quest’anno sono arrivato a usare il riso Carnaroli biologico dicristiana. Il prodotto che usavo prima era molto buono, ma questo è eccelso: a livello olfattivo ha un profumo quasi d’incenso, pulito ed elegante, con nessuna nota di stantio o “paludoso”, che non è un difetto assoluto, anzi potrebbe essere in alcuni casi una complessità. Questo riso è fine ed elegante, con una lavorazione leggera, come è giusto sia per un prodotto biologico. Al tatto l’amido è simile a tutti gli amidi, setoso, ma mettendo i chicchi di riso sulla punta della lingua rimane dolce e poco amaro al retrogusto. In cottura si comporta da vero fuori classe: nessun chicco si rompe, se mescolato con accuratezza unendo un buon brodo; semplicemente bollito, con una scorzetta di limone, a livello tattile sulla lingua, rimane sgranato, fondente sino al cuore, non cristallizzato all’interno; se si tiene al dente, la fase finale della “mantecatura”, la parte più difficile per estrarre l’amido, deve essere fatta abbassando la temperatura, per dargli il giusto tempo per gelificare ed estrarre l’amido con aggiunta di dosi molto basse di qualsiasi tipo di grasso. A cottura i profumi sono d’erba verde e d’acqua pulita e fresca, anche se in quest’ultima annata, fredda all’inizio e calda alla fine, penso sia stato raccolto nel giusto momento, direi millimetrico senza lasciare nessuna nota gialla di fieno, sporcizia o fermentato. Mangiandolo si sente la viola, la mandorla fresca, il pepe bianco e il trifoglio che fanno sì che i retrogusti siano bilanciatissimi. Labbra, bocca e palato restano completamente puliti con un bilanciamento del dolce, dell’amaro e dell’acido; il sale lo aggiungo in acqua, ma anche senza rimane perfetto. Quando faccio uscire l’aria dal naso e mi passano gli aromi sui bulbi olfattivi, chiudo gli occhi, vedo il sole che sale, la rugiada e una donna che fa il suo lavoro con una profondità di sentimento, tecnica, passione e serietà: questo è quello che cerco e trovo in tutti i prodotti che servo ai miei clienti.

Ettore Bocchia Chef Grand Hotel Villa Serbelloni – Bellagio
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